martedì 20 ottobre 2009

è il momento di riflettere [2]

Come dicevo tempo fa in un mio precedente post, è il momento di riflettere.
Quel post cominciava così:
Proprio ieri mattina ero al bar con l'antico geometra, il mio amico Vincenzo, per una volontà fortuita del caso. Io passavo distrattamente davanti alla vetrina del locale, lui era quotidianamente presente all'interno.

Il bar in questione ora è chiuso.
Il proprietario ha venduto il locale, il suv e penso anche la casa e se ne è andato in Venezuela.
Io continuo a parlare col mio amico, ma ora il caffè lo andiamo a prendere in un altro bar.
Caffè italiano, servizio extra.... comunitario.

one of my turns

Le parole, i gesti ritmici, le discrepanze dei movimenti, degli intenti.
L'armonia della luce sulle goccie d'acqua, la profondità, la vastità, il buio dei fondali dei laghi. L'immobilità. L'apparenza della vita in lontanza, all'orizzonte.
La quotidianità. Il rancore e l'odio e il perdono e il sorriso amaro, nel tempo che non regala nulla se non le sue sorprese illogiche. La vita dopo la morte, il tentativo puerile di inseguire l'intuito.
Il fascino e l'intelletto, l'intimità delle lenzuola, la volgarità del letto. Lascivia, saliva, sguardi, sospiri e rantolii. L'amore, l'amicizia, la promessa di fedeltà.

C'è qualcosa che affascina in un tramonto, qualcosa che disorienta in un'aurora. L'anima ci accompagna in ogni ora del giorno e della notte. Il nostro sesso palpitante ci fa scoprire la voce delle altre anime, la nostra nel coro. La vagina, il pene, il cioccolato, la velocità, l'istante. Il piacere.
C'è qualcosa nell'ombra degli sguardi che distrae, c'è qualcosa nella luce delle pupille che attrae.
Sensualità, complicità, intesa, l'eterno. La complicità.
Scoprire, toccare, capire. Assaporare, giocare, vivere.
Catalogare, riconoscere, sapere.
Stancarsi. S e n t i r s i  l e n t i, rallentati, affaticati. Seduti.
Aspettare di avere ancora un attimo, un fiato, un rantolo.
Uno sguardo alla stanza, alla nostra ombra, all'orizzonte.
E poi morire.



lunedì 12 ottobre 2009

sputtana me e l'italia


Più che il fatto del giorno, è la riconferma del decennio.
Ma le malefatte di Prodi o gli inciuci di D'Alema erano davvero così brutti?

venerdì 9 ottobre 2009

l'importanza della fetta di pane

Ora di pranzo.
Finisco di condire l'insalata olio e aceto balsamico. Niente sale.
Però un po' di pane ci vuole. E mentre mi accingo a posare la lama dentata del coltello sulla crosta del filone, penso: qui ci vuole un certo spessore di mollica, ci vuole quel tanto di spessore per sentire che sto mangiando qualcosa e anche il suo sapore.
E ho avuto questa folgorazione, ho sentito una voce che diceva "osanna nei cieli" e ho visto la luce, ho avuto la conferma che nella vita il senso si trova nel prendere posizione nei confronti delle proprie idee.
Altro che crisi economica e sociale, altro che internet o le banche virtuali. Ci vuole la fetta di pane giusta per compiere grandi cambiamenti. Per esaltare, accompagnare, comprendere, gustare il sapore della pietanza e della propria convinzione. Per entrare in armonia cosmica col proprio io gustativo, quello che ci porta a conoscere l'aspetto reale delle cose che mettiamo sotto i denti.
Lo spessore della fetta di pane è sostanziale al benessere più profondo.
Il mito di Gesù si fonda su poche cose, tra queste il momento in cui prese il pane e lo spezzò. Il pane visto come corpus Cristi, come salvezza e redenzione.
Ma l'ostia, che rappresenta tutto questo, è una sfogliatella sottile di farina.
Sarà per questo che sono rimasto ateo.

lunedì 5 ottobre 2009

problemi di comunicazione [2]

Nessuno, che lavori nel settore della comunicazione, sa con esattezza cosa possa accadere in un determinato giorno dell'anno, avendo preparato per un'azienda un comunicato e affittato per la stessa uno spazio dove esporre quel concetto.
Nessuno.

E' una pagina di qualche tempo fa, giovedì 27 agosto 2009.
Ma non è per la notizia di cronaca che mi interessa questo ritaglio,  in questo momento.
Bensì, per un motivo relativamente nascosto e macroscopicamente evidente. Quando ho visto questa pagina, per caso, mentre un signore sfogliava il suo giornale sul treno, non ho potuto fare a meno di notare la combinazione vincente della comunicazione globale.
Ancora una volta.
Per globale intendo quella comunicazione in tutte le sue forme di espressione, laddove poi sta a noi trovare le sfumature ed i significati reconditi del messaggio che il caso ci manda. Quotidianamente la mente percepisce quello che l'occhio vede e le poi la nostra capacità analitica corregge l'ordine di importanza degli eventi, o delle informazioni, in base alla nostra etica. Così su questa pagina troviamo diverse notizie che riguardano un caso giudiziario di troppo tempo fa ma che ora vede il suo epilogo. Però, aldilà di tutto, il titolo blu quasi a centro pagina richiama la nostra attenzione in modo prepotente.
Chi mastica un poco le dinamiche della comunicazione visiva e le tecniche della comunicazione pubblicitaria, riconosce il buon lavoro fatto dal grafico.
In questo caso la nostra attenzione viene poi attratta dal titolo a otto colonne in cima alla pagina: Strage del Circeo, ora è libero. Si è pentito.
A seguire l'articolo di chiusura, a sinistra, ci ricorda che i familiari hanno la rabbia che gli mangia il cuore.
Allora, a questo punto, l'informazione che abbiamo recepito è che chi sbaglia paga per la strage al Circeo, ma siccome lui si pente, i familiari hanno la rabbia nel cuore.
Ma in nostro soccorso arriva la capacità analitica a corregge l'informazione: per la strage al Circeo, Gianni Guido dopo aver scontato la pena, si è pentito ma questo non toglie la rabbia dal cuore dei familiari della vittima.
Ma allora chi è che paga?
Chi sbaglia.
E se poi si pente?
Ci pensa AXA.