mercoledì 17 novembre 2010

In una sala di un oratorio

In una sala di un oratorio c’è un poster attaccato al muro. E’ un cartoncino bianco sul quale dei bambini hanno scritto cosa sentono che sia Gesù per loro. L'ho guardato a lungo e, a parte la simpatia per le evidenti incongruenze delle relazioni parenterali, quelle esternazioni mi hanno ispirato questa mia personale visione.
I nomi sono inventati.

Gesù è mio fratello, dice Filippo, figlio unico di una coppia un po’ possessiva. La madre lo bacia ogni minuto dicendo che lui è la sua unica ragione di vita. E se fosse doppia? Si chiede ogni sera prima di addormentarsi dopo che il padre lo ha messo a letto e gli ha raccontato una fiaba. Se fosse così, potrei avere un po’ di tempo per fare le mie cose e giocare...

Gesù è mio padre, dice Elena che ha i genitori separati. Suo padre è in Brasile ma invia foto per non farsi dimenticare. Elena guarda malinconica quelle immagini, lui sorride divertito ed è sempre abbronzato ma sempre lontano. Quando c’è è pronto a giocare ma mai a fare un discorso serio. Alcuni uomini, amici della mamma, hanno provato a passare del tempo con lei, ma anche loro non erano mai veramente lì...

Gesù è il mio amico, dice Giulio che ama studiare e capisce le cose più velocemente degli altri. Per questo motivo i suoi compagni lo chiamano in cento modi diversi ma mai per nome. E non lo invitano alle feste. Non gli confidano i segreti. Ma lui li capisce comunque. E Gesù lo guida con le sue parole dette migliaia di anni fa, perché sono sempre migliori di quelle che sente oggi...

Gesù è accanto a me, dice Valeria che già un paio di volte è scappata di casa. Mamma e papà non la capiscono, dicono che è ancora troppo piccola per certe cose, che non hanno tempo da perdere con le sue sciocchezze. Così quando vaga per la città guarda sempre l’ombra sui muri o per terra. E quando vede che si sdoppia, il suo cuore si riempie di emozioni e aspetta il suono della sua voce. Poi quelle ombre passano oltre insieme alle persone che le accompagnano e capisce che ancora una volta era un’illusione. Ma nel cuore sente forte la sua presenza. E va avanti. A volte torna a casa da sola. A volte la vengono a cercare...

Gesù è fratello, padre, amico e forse anche ombra. 
Gesù è ovunque e a questo punto, per alcuni bambini di quell’oratorio, è anche chiunque.
Ma è comunque presente.
E questo è quanto.

sabato 11 settembre 2010

fango e priorità

roma ai romani, l'italia agli itagliani!


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=118065&sez=HOME_ROMA

domenica 11 luglio 2010

di nuovo non c'è nulla all'orizzonte

Il campionato mondiale 2010 è finito!
Finalmente niente più vuvuzela!!!!
Con Olanda-Spagna sullo zero a zero all'84mo minuto di gioco si può ufficialmente dire che il mondiale è finito. E' finito ancora prima di cominciare. Non dico questo con il sentimento di ripicca per l'espulsione della nazionale italiana, ma con la malinconica sensazione che questi mondiali hanno davvero rimarcato, come ennesima voce del coro, la fine di un'epoca.
Gioco spento, giocatori inutili, allenatori senza spessore, partite (non tutte) giocate per necessità. Ho visto tutti mondiali dal 1974 in poi e mai indipendentemente dalla nazionale italiana mi sono annoiato tanto.
Non sono un cultore del calcio nè un fanatico di qualche campione in particolare, ma uno dei tanti sopravvissuti del primo decennio del nuovo secolo, in cui abbiamo assistito al disintegrarsi di ogni riferimento al passato per vederlo sostituito da un'attualità terrificante e brutta.
Sono felice per la piccola avventura vissuta dal popolo sudafricano, ma ho paura che diventerà solo una delle tante leggerezze di questo decennio. L'inconsapevole leggerezza delle azioni dell'esistenza umana sta già cominciando a vedersi presentare il conto. Ma va tutto bene, tutto questo è già successo.
Infatti, dopotutto, sembrerebbe che non c'è nulla di nuovo all'orizzonte.
O magari, dopotutto, sembrerebbe che di nuovo, non c'è nulla all'orizzonte.
Provate a dire queste ultime due frasi con pause differenti ad alta voce.

PS. per la cronaca, la nazionale di calcio spagnola ha vinto il mondiale 2010.

lunedì 24 maggio 2010

questione di spessore

Pier Luigi Vigna, Magistrato
Intervista di Silvia Zingaropoli per EPolis-Roma
24 maggio 2010

D. Berlusconi rigetta la teoria della "nuova tangentopoli". Cosa  è cambiato da allora?
R. Allora si agiva molto per lo più per i partiti. Ora si agisce per profitto personale. Ed è molto più grave.

Di tutta l'intervista riporto solo questo stralcio. Questo dice tutto, a mio parere, dell'evoluzione della specie. Non solo politica, ma anche sociale. Si vorrebbe una società insensibile, fuorviata su altre problematiche, di ben più sottile spessore.
E la sottile linea dell'indifferenza sta diventando l'enorme linea della differenza.


martedì 18 maggio 2010

porco il clero!


La saggezza supera i confini del tempo.

L'antico, amico che per sensibilità confina con la pazienza estrema, anche quando la situazione meriterebbe ben più d'un "mannaggia mannaggino" per sfogare l'animo, non ha mai espresso i suoi sentimenti di disapprovazione in altro modo se non che con un laconico, estemporaneo, rabbioso, imperativo "ma porco il clero!

E nella sua ragione di scelta del soggetto, mai come oggi questa sua imprecazione è diventata profeticamente attuale. D'altronde mai come oggi, a livello mediatico, il clero è mai stato così porco.
Non che sia una così grande novità, quella dell'ipocrosia del clero e dell'omertà delle classi di potere.
La storia è piena di figli di papi, così come di figli di puttana.
E se puttana è sinonimo di perversione, di donna porca, allora oggi invece di eventuali porcaputtana o porcaCittàDiElena, ora più che mai, se proprio si deve, è il momento di esclamare a voce alta "ma porco il clero!"

sabato 24 aprile 2010

survivor


Uno, due, tre. Prova.
Arrivo con 12 anni di ritardo sul volo 2039.
bastardo d'un Chuck. Quel Chuck, Palahniuk.
Il racconto è terminato, ho ascoltato tutta la registrazione e vissuto tutta la straziante storia. E ora è finita. E non posso neanche immaginare un seguito, un ideale seguito delle vicende umane di quel personaggio. Schiantato in solitudine tra le sabbie del deserto australiano. Bastardo d'un Chuck, che diventa anche inutile venirti a cercare per sapere che cosa è successo a Fertility e al figlio che portava in grembo. O che cosa abbia pensato tra le pieghe del tempo Tender Branson. Diventa inutile perchè non voglio e non posso diventare un emulo dell'infermiera che teneva segregato il suo scrittore preferito per far rivivere Misery, morta nelle pagine dell'ultimo romanzo ancora inedito del suo prigioniero. E così devo tenermi dentro questo mistero, questa curiosità morbosa che sei capace di scatenarmi ogni volta che giro pagina.
Uno, due, tre. Prova.
Internet e il blog possono sembrare eterni come il nastro d'acciaio di una scatola nera. Sempitura memoria di un pensiero, di una traccia di vita, di una traccia di invidia e di gelosia. Vita preziosa mai vissuta eppure ne ho nostalgia. Sto scrivendo in questo spazio da diverso tempo, ma è come se fosse un lungo, deciso, terminabile volo verso l'impatto finale col terreno. Non sto lanciando una richiesta di soccorso, forse l'ho pensato in passato, ma ora la pelle si è indurita e la velocità non mi spaventa più, non mi dà più quella sensazione di abbandono, paura di restare indietro e non capire.
Bastardo d'un Chuck Palhaniuk. Essere umano incredibile e impossibile come il suo nome e cognome. Speleologo dell'animo umano. Del peggiore stadio di decomposizione dell'animo umano. Ma non irreale o illusorio. Invece incredibilmente plastico nel suo assurdo mondo iperrealistico.
A questo punto, a questa distanza, a questa velocità d'impatto prometto che non verrò a cercarti per farti sputare la verità che nascondi. Lo prometto solo se prometti che non verrai a cercarmi. Che sarai capace di lasciare in pace il mio corpo, continuando a solleticare la mia bramosia di torbido attraverso i tuoi libri.
Uno, due, tre. Prova.

domenica 7 marzo 2010

ci vorrebbe un tappetino

Certe volte mi sveglio di notte, cercando una ragione che mi faccia capire perchè. Così, mentre riscopro il motivo per cui abbia smesso di dormire, accanto a mia moglie che invece se ne sta tranquilla a respirare, io, fissando il vuoto che si va illuminando del chiarore esterno delle luci artificiali, ripenso all'incipit del libro "Come Dio comanda", di Niccolò Ammaniti. 
Ripenso a come si sentiva Rino Zena e al fatto che anche io, poggiando i piedi a terra la mattina, avrei tanto bisogno di un tappetino.

-------------[estratto del prologo]
"Svegliati! Svegliati, cazzo!"
Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli si fosse spalncata una voragine. Una mano gli strinse la gola. "Svegliati!..."
Ma è notte, pensò.
Fuori dalla finestra era tutto nero tranne il cono giallo del almpione in cui affondavano fiocchi di neve grossi come batuffoli di cotone. Cristiano si accocolò nel groviglio caldo di coperte e lenzuola. Il cuore gli batteva ancora forte. "Perchè mi hai svegliato?"
"Come fai a dormire?"
"Dormo..."
"Bravo. Non lo senti il bastardo? Dormi troppo pesante. In guerra a te, ti bevono per primo."
Cristiano si concentrò e sentì lontano l'abbaiare rauco del cane di Castardin.
"Il cane?"
"Ce l'hai fatta... incominciavo a preoccuparmi. Non ha smesso un minuto. Neppure sotto la neve."
Ma che ore sono? si chiese sbadigliando Cristiano. Il quadrante luminoso della sveglia segnava le tre e ventitrè. Suo padre si accese una sigaretta e sbuffò. "Ha rotto il cazzo!"
"E' mezzo scemo quel cane. Con le bastonate che ha preso..."
"E a me cosa me ne frega se quel cane è scemo? Mi ha rotto i coglioni. Io domani devo lavorare..."
Si avvicinò al figlio e si sedette sul bordo del letto.
"La sai un cosa che mi dà veramente fastidio? La mattina, quando faccio la doccia, uscire fuori tutto bagnato e mettere i piedi a terra, sulle mattonelle gelate, rischiando pure di rompermi l'osso del collo." Gli sorrise, caricò la pistola e gliela porse reggendola per la canna: "Stavo pensando che ci vorrebbe proprio un bel tappetino di cane."

sabato 6 marzo 2010

sanremo 2010: anche quest'anno è finito...

... ma pur non avendolo visto, mi ritroverò lo stesso imparare a memoria quelle canzoncine di merda per vie traverse....
Guardate il video....

sabato 30 gennaio 2010

2008, 2009 e 2010

Il 2008 è stato l'anno tondo.
Chiamato così perchè tutto era rotolato con una certa leggerezza verso un surreale benessere. Provenendo da un 2007 di cacca, dove nulla funzionava, il 2008 sembrava promettere proprio verso la fine che il successivo anno non avrebbe presentato grossi problemi.

Il 2009 era quindi, di conseguenza, l'anno circolare.
L'avevo chiamato così perchè tutto sembrava stesse circolando con un moto sinuoso e costante verso soluzioni che potevano diventare le basi per un futuro meno incerto.
E per fortuna che le cose circolavano, perchè dal 13 gennaio ne ho avuto davvero bisogno. Circolando meglio che poteva, il sangue affluiva al cervello e poi in tutto il mio corpo fino a ridarmi la vita che sembrava persa in un sogno comatoso durato 23 giorni e che poi è finito bene.
Così in tutto il 2009 è circolato attorno a me un senso di ripresa della mia sfera intima in contrasto col senso di paralisi del genere umano: crolli economici, crolli sociali, crolli fisici e terremoti, devastazioni, governi ladri, Berlusconi e Veltroni.
Alla fine anche il 2009 è passato.
Anche lui verso la fine regalando un senso di ripresa e benessere personale quasi insperati.

Il 2010 quindi sarà l'anno quadrato.
Sarà l'anno chiamato così perchè le cose dovranno essere esattamente quelle che sono, senza dubbi. Senza angoli smussati. Dovrà rispondere a una serie di domande lasciate in sospeso negli anni passati, e le risposte dovranno far quadrare i conti che sembrano non tornare mai.
Per quanto continua un certo senso di disagio sopravvivere dentro una vita che profuma di morte, ogni giorno.

sabato 23 gennaio 2010

Romani

Io sono romano. Anzi, io so' romano. E so' orgojoso de esselo. Drento de me scorre impetuoso il sacro sangue trasteverino. Il fiume che vide nasce Roma e che oggi passa in mezzo a 'na metropoli immensa. Disordinata. Caotica.
Ma numme scordo da dove provengo. I romani se so' ammischiati co' tutti li popoli ch'anno incontrato, senza fermasse. I romani, s'allargano ma nun se fermano. E così so'arrivati ai margini der mondo, ai confini della loro realtà. E come eredità c'hanno lasciato er senso de quella evoluzione: m'allargo ma non me fermo, a costo de sfiorà i confini della realtà.
Er romano de oggi che cammina sulle strisce pedonali, lo sa benissimo, jelo dicon li geni de'i suoi avi: er romano che te viè incontro, s'allarga ma nun se ferma. Lo sa bene er romano de oggi al volante de'la macchina sua, moderno carro da guerra e non semplice mezzo di trasporto, supero i confini della realtà, del buon senso, della ragione, ma nummefermo! E la corsia opposta diventa il territorio da conquistare e chi ci abita resta il barbaro popolo da sconfiggere.
Lo sa bene il moderno romano che percorre la sua corsia senza fretta. E' la sua corsia e lui ce po' ffà quello che je pare. Il bello de esse romani moderni è che un po' sei il conquistatore, l'invasore, l'eroe e un po' sei il barbaro abitante di luoghi a lui non più riservati, cche deve piegarsi alla ferocia dell'invasore.
E in mezzo, l'uomo comune. Il momentaneo coniglio immobile, affascinato dall'assistere all'evento imponderabile, estasiato dal partecipare involontariamente allo scavalcare i limiti dell'impossibile in quei pochi attimi che restano alla sua vita.
E poi, il miracolo. Divino o no,ma miracolo.
L'invasore scansa l'uomo ed evita per un pelo il barbaro. Ma tutti, simultaneamente e per merito dell'evento, diventano indivisibilmente “A stronzo!” in un coro così sincrono che gli angeli per un attimo smettono di fare le loro faccende.
E' da qui che è partita la civiltà romana: tutti i popoli, indistintamente, sotto l'egida del vessillo del senato, diventavano indissolubilmente romani. O stronzi.
Ma io sono fiero di essere cittadino di questa grande metropoli, per la grande fortuna che ho avuto di nascere in un luogo dove piove poco, fa quasi sempre una temperatura mite e d'estate sono vicino al mare.
Peccato che ovunque sia pieno di romani.