venerdì 14 dicembre 2007

L'ERBA DEL VICINO

Dicono che l'erba del vicino sia sempre più verde.
Io dico: sopratutto ce l'ha. Lui. Il giardino.
O magari posso immaginare un balcone fiorito, ben curato.
Posso immaginarmi che mi affaccio dal limite, al confine e dò una sbirciata.
Ma non provo invidia.
Io vivo qui e anche di là.
Così la mia erba è sempre verde.

Un concetto bellissimo: "Io vivo qui ma anche di là. Così la mia erba è sempre verde."
Lo dice un rabbino gangster in un film di McGuigan. Slevin.

Un rabbino gangster. Una trovata geniale.
E non sa che suo figlio è gay.
Un'altra trovata geniale.

La vita è davvero illogica e se le faccende troppo complicate, che a volte la compongono, non mi riguardano troppo da vicino è anche divertente.

lunedì 10 dicembre 2007

Prodotti tipici, la sofisticazione è fatta in casa

Tempi duri per i nostri gioielli alimentari falsificati in tutto il mondo.

Leggevo l’altro giorno [ndtdb: e io solo oggi] di quanti prodotti circolassero all’estero con nomi e marchi che, in modo più o meno sfacciato, riproducevano quelli nostri facendo uso di ingredienti la cui provenienza non è mai però italiana. Ma l’insidia alla genuinità dei nostri prodotti è divenuta ora più sotterranea perché sferrata nel nostro stesso Paese dove gli alimenti possono essere confezionati con quelli di provenienza straniera e non perché più buoni, ma solo in quanto più a buon mercato. Così la pizza in alcuni posti (per fortuna pochi) già non è più la “nostra” pizza.
Non sono più la mozzarella di bufala, il pomodoro San Marzano, l’olio extravergine campano, ma mozzarelle preparate con latte boliviano e sbiancate con la calce, pomodori cinesi semilavorati in succo pronto per l’uso, farina di carrube marocchina mischiata a quella nostrana.
Così mi sono immaginato la coppia di americani che, finalmente in pensione, ha deciso di regalarsi il tanto agognato viaggio in Italia e, ignari della possibile sofisticazione alimentare, assaggi la mille volte decantata pizza italiana.
Mi prefiguro la mangino pensando a quanto sia saporita e filante la mozzarella e che profumo meraviglioso abbia quel pomodoro così ben amalgamato alla pasta croccante.
E mi immagino che la moglie faccia chiamare al tavolo il pizzaiolo per congratularsi con lui e gli chieda: «Complimenti per la pizza, figliolo. Come ti chiami?» e quello risponda, «
Abdul Terek Mohammed, signora».

Maurizio Barbarisi - EPOLIS - 10 Dicembre 2007

giovedì 6 dicembre 2007

Un mese senza parole

Oibò, gente, domani sarebbe un giorno che ne dista trenta dall'ultima volta che bloggato.
Molte persone sarebbero felici se anche nella realtà fosse possibile un tale miracolo di silenzio.

mercoledì 7 novembre 2007

SPIACENTE

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martedì 30 ottobre 2007

La PERCEZIONE del TEMPO e il suo INCONFONDIBILE AROMA

QUESTO messaggio è stato scritto alle sette e quarantotto del mattino dell'anno in corso, che per chi non lo sapesse, è il millecinquecentoquarantre. Si autodistruggerà nel tremiladieci alle ventotto e diciannove del quattro ottobre. Se alla fine ci facciamo i calcoli, scopriremo che in un anno ne passa di tempo inutile e che quello che resta è appena sufficiente a girare le pagine del calendario per arrivare all'anno successivo.
Oggi compio tredicimilioniquattrocentrentasettemilacinquecentosettantatre.
Ma me li porto bene. Non li dò a vedere e non li tiro fuori dal cassetto da un mucchio di giorni. Quindi sono ancora abbastanza graziosi.
Nell'era in cui tutti guardiamo il disegno grafico dei simboli necessari ad identificare la porzione di tempo in cui stiamo vivendo in quel momento, sul quadrante del cellulare o palmare o dorsale o come vi pare, sapere che giorno è diventa utile tanto quanto sapere esattamente quanto pesiamo in ogni singolo momento della giornata.
La cosa migliore sarebbe fare la media.
Alla domanda, classica: "scusa, sai che ore sono?" la risposta dovrebbe essere, pacatamente: "mediamente, le tre." Già, perchè se calcolate le volte che vi hanno chiesto l'ora e usate quel numero come riferimento per la media applicata alla somma delle ore che vi sono state chieste, mediamente, il risultato è: tre.
Quindi, dal momento che sono le prime luci dell'alba, necessitando della seconda dose di caffè quotidiana, mi accingo a chiudere questa connessione per accendere la macchina che eroga liquido nero, caldo e corroborante.
Senza zucchero, ma non per problemi di sovrabbondanza di minuti, è che mi piace il sapore del tempo così com'è, quando è buono, senza aggiunte.
Le tre. Sentite che sapore? Non le tre e otto. Le tre meno un quarto, come fanno tanti. Le tre, e basta.
Perchè nel fare la media, trovo sempre che l'equilibrio delle cose sia più vicino alla normalità.
E questo fa bene al cuore.
Come il decaffeinato.

lunedì 22 ottobre 2007

BEACHTILE

NEL TEMPO che fu di magia e sabbia delle mie estati calde dei primi anni settanta, quando gli ultravioletti erano già un pensiero ma non tanto quanto il buco nell'ozono, tra i tanti ricordi che affollano le mie memorie di quei tempi, un ricordo in particolare mi balza ogni tanto in mente, un gioco che mi affascinava e mi divertiva tantissimo: le piastrelle.
Qualcuno di voi se le ricorda?
Erano colorati, leggeri e sottili dischi di plastica, di solito gialli e rossi, alternati, ma anche arnacioni o blu. Si giocava tirandoli a mo di frisbie (o come diavolo di scrive) quando ancora il fris.. quello là, non c'era. Si giocava con le regole delle bocce. Cioè, c'erano quattro piastrelle di un colore e quattro di un altro e poi c'era un piastrellino. Questo si lanciava per primo e il più lontano possibile (eravamo bambini) e poi tutti si doveva lanciare quelle grandi per avvicinarsi il più possibile a quello piccolo.
Io avevo tre / quattro anni, all'epoca.
Non so se ci giocassi davvero. Credo che l'unica cosa che facessi fosse di ridere e guardare.
Forse, ma dico "forse" cominciavo a giocarci.

Oggi sono passati trentasei anni e ogni anno che vado al mare, le cerco.
Ma a parte i campi da pallavolo [beachvolley], il classico pallone [beachsoccer], i racchettoni [beachtennis], gli aquiloni [beachflyer] e qualche sporadico bocciofilo [beachrare], non vedo altri passatempi giocati sulla rena.

Mi chiedo se le vendano ancora.

domenica 21 ottobre 2007

PASSETTINI [II]

Francesco e Erka si sono sposati. Agli occhi di Dio. Agli occhi dei presenti.
Ci hanno stupito, affascinato, commosso e divertito.
Ci hanno lasciato senza parole per molte cose, in particolare Francesco ci ha spiazzato, tutti, completamente, quando ha recitato la poesia che aveva scritto per la sua giovane sposa.

Talmente intensa, che non ho avuto più coraggio di recitare il mio discorso.
Inizialmente, prima che lo sposo declamasse i versi, ero titubante ad intervenire di fronte a tutti, ma mi ero convinto a farlo.
Ora mi dispiace un po' non averlo potuto fare. Non c'è stato più il momento adatto.
Sfumato... pazienza.
Ma le mie parole sono qui. Come se le avessi dette al pubblico.
I suoi versi sono nei nostri ricordi. Saranno lì, per sempre. Tutte.

giovedì 18 ottobre 2007

PASSETTINI

[Discorso per gli sposi nel salone del ricevimento con tutti gli invitati]

I miei amici lo sanno bene, quindi lo dico per chi mi non conosce: non ho il dono della sintesi e non sono capace di raccontare i miei pensieri in modo diretto.
"Cercherò di essere breve” quindi non è la solita frase di circostanza.

Sappiamo tutti perché siamo qui oggi, oltre che per scroccare un pranzo colossale, ubriachi di vino e d’amore, in questa euforia collettiva, siamo qui per festeggiare l’unione, o meglio la consacrazione dell’unione di questa coppia. Questa è una scelta importante che quasi tutti accompagniamo con un sospiro e un condoglianze ironico, partecipando in modo corale ad un moto di disapprovazione di una cosa che, invece, è bellissima.
La volontà di arrivare a celebrare una cerimonia di matrimonio è una decisone folle, ma intimamente condivisa con la persona che ci accompagna nella nostra scelta.
In quest’Italia che va in direzioni contrastanti, l’amore non è una scelta di visibilità, non ha un suo mentore con il blog, non ha uno stemma,un logo, una bandiera. E' un movimento apolitico, apartitico, agnostico. E' una scelta di vita che coinvolge tutti ma che non fa proseliti. Non si entra a farne parte per caso, per ideologia, per pura passione della verità.
A passettini vanno verso la meta, verso il proprio altare del sacrificio, con stoicismo invidiabile, ben sapendo di rinunciare a tantissimo per avere in cambio qualcosa. Ben sapendo che il mondo che vedono davanti a loro è enorme e prezioso e le stelle promesse invece sono puntini lontanissimi. Ma è per una di quelle stelle che rinunciano a tutto, perchè la luce dell'amore viaggia velocissima, ti stordisce e ti lascia senza fiato.
Io sono consapevole di questo e lo dico agli altri: non è mai troppo tardi per fare il salto, quindi vivete la vita sulla terra come più vi piace e se un giorno trovate la vostra stella, partite senza indugio.

In quest'Italia che va in direzioni contrastanti, due persone hanno deciso che insieme può essere più facile affrontare la vita. Io credo che questo è bellissimo. Io credo che dire loro che sono bellissimi non è da illusi.
Credo invece che sia il carburante che serve per arrivare sulle stelle.

martedì 9 ottobre 2007

HEROES

[HEROES] - episodio 2

Con suo disappunto, non poter scegliere il proprio percorso è il triste destino dell'uomo. Gli è solo dato di scegliere come atteggiarsi quando il destino chiamerà, sperando che non gli manchi il coraggio di rispondere.

USCITA LATO d'ESTRO

Chissà se a diventare sinistrorsi si diventa anche un po' sinistronzi?
Se ci si nasce, può essere un vantaggio. Si può imparare a gestire ambo le ambivalenze, ambire ad un ambito, magari per via di un ambo. Ma ambedue sappiamo (io che scrivo e tu che leggi) che essere sinistrorsi oppure sinistroidi sono cose ben diverse. E non concettualmente.
Del resto anche continuare a voler essere destrorsi ma poco estrosi non avrebbe senso.
C'è da dire che la natura ha dato all'uomo una caratteristica che oserei definire umana, cioè la capacità di adattamento.
Percui alla fine quello che geneticamente prevale e ci fa prevalere sulla natura stessa è quella sfumatura di estro estroverso che esterniamo quotidianamente. Chi osserva vojeuristicamente la vita senza testa sulle spalle e fianchi larghi per ammortizzare i calci della vita, alla fine è destinato all'estinzione. Così bisogna saper accettare il progresso come quella particolare sfumatura del destino che infiamma gli animi e il pregresso come quella particolare visione che sfuma l'animo di gesso.
Gesso in polvere, soffocando l'entusiastica immobilità di un dejavu vojeuristico.
Insomma, che sia bello o che sia brutto, quello che conta è che sia un costrutto.
Che sia brutto o che sia bello, quello che conta è un ritornello.
Prossima fermata, uscita lato, d'estro.

domenica 7 ottobre 2007

BAMBOCCIONI!

Non dite che la vita è brutta. Potevate nascere storpi o privi della vista. Potevate nascere in fondo alla via più buia e poi abbandonati i un cassonetto. Potevate essere cresciuti in paesini dell'entroterra a cui non arriva neanche l'acqua. Potevate avere una ragione di rassegnazione e una giustificazione per una eventuale depressione, ma non è così. Siete nati altrove. E siete nati normali. Sani.
Magari oggi siete disoccupati. O magari siete lavoratori, ma comunque insoddisfatti.
Vi conosco.
Centinaia di astronauti costretti a fare la guida turistica, in attesa di una sistemazione migliore o di una stabilità contrattuale. Migliaia di dottori in lettere o scienziati della comunicazione costretti a parlare per ore , dalla loro postazione al call_center, con casalinghi annoiati, cercando di far capire loro che il prodotto proposto è realmente interessante e conveniente.
Ma potreste essere anche ingenieri pontili di stazza in Kenia a realizzare opere maestose di grande importanza strategica per la viabilità di quei paesi, però tornando a casa sareste comunque quello che siete. Dei bamboccioni.

Siete tanti bamboccioni. Lo dice il Ministro, e lui è uno che ha studiato.
E io sono con lui!
Nessuno di voi è capace di uscire da quel buco di stanza per prendersi la rivincita morale su ogni cosa brutta. Conosco gente molto intraprendente che fa tre lavori, dico tre lavori e che quando torna a casa è così contenta di poter stramazzare sul proprio letto, nella propria stanza della propria casa. Dove c'è il frigo a rate, la tv a rate, le rate del condominio e del mutuo e qualche sporadico amico che ti viene a far visita, quando riesce a trovarti in casa o sveglio.
Bamboccioni che non siete altro, che non avete le palle di vivere una vita realmente vostra. Magari un po' stressata, con quel tanto di tensione che la precarietà del posto di lavoro vi dà. Ma ci vogliono le palle per spezzare le reni della quotidianità.
Conosco una ragazza che per poter pagare la pizza e la luce, una borsa nuova o la pigione, la benzina per l'automobile ma anche le cure mediche private, fa pompini a pagamento nelle ore libere dal lavoro. La sua pausa pranzo è ricca di vitamine, si tiene in forma e guadagna quanto un portaborse ma senza affaticarsi come lui.
Ecco, queste sono le persone che il nostro minstro agogna nel suo paese dei balocchi.
Queste sono le persone che vorrebbe intorno a se, gente disposta al duro lavoro, che saprebbe risanare l'economia da sola, e gente disposta a qualche sacrificio. Questa è l'Italia che va, l'Italia dei valori, l'Italia che ci rappresenta. Schiavi e puttane. E politici e papponi che ci governano.
Sia beneinteso: non è tutto uno schifo. Non sono un difattista negativo pessimista. Anzi, sono un ottimista.
E l'ottimista è quella persona che sa che i pessimisti hanno ragione, ma non ci pensa.
Io non sono informatissimo su tutto, seguo i titoli dei maggiori quotidiani e le chiacchere sull'autobus che prendo giornalmente.
Approfitto di questo momento e di questo spazio per invitare gli assessori e i sindaci a viaggiare sui mezzi pubblici, per sentire le chiacchere e l'afrore che girano nei bus, prendendo appunti sulle reali esigenze di vita nostrana.
Io sto in mezzo a voi, voi che prendete i mezzi pubblici, voi che sentite un certo disagio crescente intorno, voi che parlate con me quando chiedo un po' in giro di come stanno le cose realmente.
Qualche sera vedo Santoro, quando è possibile. Così mi faccio delle opinioni a proposito del valore di alcune persone importanti, eminenti rappresentanti, giornalisti pro e contro. Mi faccio un'idea della realtà, anche se riconosco che non ho una profonda cultura storica, dei fatti e dei volti della politica.

Ma, in questo momento, mi sento galvanizzato. Finalmente ho un'etichetta, il giusto riconoscimento del mio esistere, del nostro esserci, da parte di una classe politica che ci aveva ignorato costantemente in tutti questi anni. Di noi se n'era accorto qualcuno degli scienziati della comunicazione pubblicitaria, quando molti anni fa facevo ancora parte attiva della categoria [lo ricordate quel faccione barbuto con il ciuccio e la cuffietta che pubblicizzava i servizi di una noto marchio immobiliare, con la frase "ancora a casa con mamma"?].
Ma da allora la classe politica in che modo ci ha considerato?
Forse come una nota a margine dei loro appunti?
Lo ammetto, quest'argomento oggi non dovrebbe più coinvolgermi in questo modo, in fondo sono un ex bamboccione. Ho una casa di proprietà, quindi son fuori da un certo giro.
Ma mi ci metto per due motivi, uno per valore storico di appartenenza, l'altro perchè sono quasi dodici mesi che non lavoro e quindi per il momento è mia moglie che mi mantiene.
Con uno stipendio da precario.

Non sentite anche voi odore di carne da macello Argentina?
E il rombo dell'onda che avanza?

mercoledì 3 ottobre 2007

(*) NOTA a MARGINE

Sono un nostalgico. E dal mio punto di vista, a ragione.
Una volta avere un diario era fico. Adesso se non lo pubblichi on line o, meglio, con una casa editrice, sei solo un nostalgico.
Una volta esiteva il blog, che veniva definito una sorta di diario personale ma a disposizione di tutti.
Magari non utile socialmente, ma di comune dominio.
Purtroppo per colpa della disinformazione operata dai giornali e dai direttori dei canali di diffusione (i media) il blog è diventato il luogo dove trovare la verità. E così la filosofia se n'è andata a puttane.
Anche il blog, luogo puro di libero pensiero, è stato invaso dalla necessità della divulgazione della notizia.
E' giusto sapere, è giusto che il sapere non sia nelle mani di pochi.
Ora infatti, è nelle mani di tutti.
E così la ricerca del tempo perduto è diventata vanità e follia. Mero spreco di tempo.
Ecco quindi la considerazione finale: sicuramente il fenomeno non è più il raccontarsi i propri pensieri, ma azzeccare quell'argomento che alzi il numero delle visite. Inserire i link giusti per avere più riferimenti. Creare il presupposto per la regola che porti successo agli strateghi del marketing e dei new media.
Ha ragione uno dei ragazzi intervistati, Bruno Pellegrini, quando dice che in Italia non ci sono spazi che per gente di nicchia, nè tantomeno atteggiamenti culturalmente aperti se frequenti i bar.
Oltretutto considerando che c'è da combattere "una cultura che , apparentemente, favorisce, quantomeno mediaticamente, lo status quo e il mantenimento della situazione esistente".
E la filosofia? E la poesia? E la pittura o le varie forme d'arte? I salotti in cui parlare delle favole e del mito di Peter Pan? Anche qui, mi duole dirlo, mi trovo di fronte ad una cultura che favorisce lo stato attuale delle cose. Negli ultimi anni ho smesso di cercare luoghi in cui parlare apertamente delle mie necessità.
Vedi, tra tutte, dell'impoverimento della nostra bellissima lingua a favore della semplicità di concetti sicuramente più newage. Del resto la ricerca del tempo perduto non è trendy, non fa audience e sicuramente non è argomento per i camp.
Non sono assolutamente contro ogni tipo di manifestazione di progresso. Tantomeno con quelle che creano la miglior scusa per riunirsi e farsi una buona bevuta in compagnia, oltretutto di gente che parla il tuo stesso linguaggio. E poi è più facile capire certi argomenti così che a lezione all'università. Anche riuscire a rimorchiare, può risultare più facile.
Ma da quando "blogger" è diventato un mestiere, a me è passata ulteriormente la voglia di andare al bar.

Fletto i muscoli e sono nel vuoto.
Il giorno della grande onda non è oggi.
(*)Sono perfettamente cosciente che questo mio spazio virtuale definito blog è socialmente inutile.

domenica 30 settembre 2007

IMMAGINATE

Immaginate che la gente possa camminare liberamente, senza paura delle onde e delle maree.
Immaginate che le persone si salutino quando si incontrano. In qualunque lingua.
Immaginate l'impossibile e sognate che sia possibile.
Immaginate che l'assassino di Kennedy si presenti spontamente alle autorità e racconti tutto.
E immaginate pure che nell'ascoltarlo fino in fondo, tutti in silenzio fino a quel momento, quando lui si azzittisce e comincia a guardarsi intorno per sapere cosa succederà dopo, proprio in quel momento tutti cominciassimo a sorridere e a cantare, perchè a noi non ce ne frega ormai più niente di quelle verità.
Roba del passato. Perchè ormai la parola d'ordine è armonia.
Una parola che non è difficile trovare sul vocabolario.
Armonia nel mondo e tra le persone. Ma non saremmo tutti santi e poeti e asessuati.
Ci sarebbero sempre gli industriali e i politici, i travestiti e i sadomaso, i delinquenti e la polizia. Ci sarebbero i mafiosi e gli adolescenti.
Ma non l'ignoranza. L'ignoranza, NO!
Perchè ormai tutti avrebbero internet veloce a disposizione. Dove tutti potrebbero avere a disposizione la conoscenza dei fatti e wikipedia per confutarli. Dove tutti avrebbero accesso ai file sorgenti dei software, perchè tutti potrebbero farlo. Immaginate il proliferare degli haker.
Ma a noi, tutti noi, in tutto il mondo conosciuto, non ci farebbero paura.
Ci verrebbe sempre e solo da ridere sentendo la parola haker, perchè nessuno avrebbe più segreti.
Niente conti in banca criptati, niente da rubare, niente da invidiare, perchè tutti avremmo tutto.
Ci sarebbe una giustizia equa che espropria i beni dei mafiosi o dei corrotti, ville incredibilmente grandi dove andrebbero a vivere decine di senza casa. Campi decisamente enormi, dove i Rom potrebbero avere finalmente la loro casa.
Ci sarebbe una giustizia serena che quando un giudice muore, anche se muore ammazzato, noi staremmo tranquilli perchè, dopo aver fatto canti e balli tutta la notte in suo onore, la mattina dopo verrebbe sostituito da un'altro che continuerebbe il suo operato.
E il suo nome su tutti i igiornali sarebbe accanto a quello di Totti.
Chiunque vincesse, avrebbe gli onori. La stessa importanza.
Chiunque perdesse, lo stesso disprezzo.
Un allenatore che non facesse vincere la propria squadra, a gran voce di popolo tifoso, verrebbe dimesso. O picchiato.
Un politico che non facesse vincere il proprio paese, a gran voce di popolo elettore, verrebbe dimesso. O picchiato. O arrestato.
Ma poi tutti, dopo averlo restituito alla comunità, si farebbero una gran risata. Perchè quello che un uomo cattivo fa in terra, tutti lo sanno. E anche lui saprebbe questo, nel girare per la strada. E nessuno lo vorrebbe imitare.
Perchè armonia non è un concetto filosofico astruso, è una condizione di vita probabile.
Basta sapere con certezza cosa significa essere uomo, chi è un uomo, come si comporta un uomo.

Ho un sogno e magari anche voi lo immaginate.

giovedì 27 settembre 2007

NUOVE ONDATE di SPERANZA

Nel panegirico di informazioni, l'ombra dell'incerto tentacolo del BLOB, il mostro che tutto acchiappa e ingloba ma che non ha un ordine di preferenze, incombe pesantemente.
La sua ombra ci offusca, vabbè, mi offusca e mi confonde. Mi depista, mi distrae. Mi porta a conclusioni apparentemente errate.
E' di questi giorni la notizia del negozio fantasma e del suo vecchietto che lì compare, pare, nei pomeriggi in cui Marte si allinea con Plutone. In quell'occasione la Luna concentra maggiormente la sua attrazione verso la Terra e le maree provocano un alzamento dei fluidi anche nel cervello di alcuni giornalisti.
Siccome di notizie e di fattacci ce ne sono troppi, siccome cose di cui parlare ce ne sono a iosa ma gli argomenti, alla fine, son sempre gli stessi, allora questo fantasista della comunicazione ha ben pensato di alleggerire un po' la tensione, regalandoci momenti di serenità altrimenti insperata.
La sua storia, a quanto pare fantastica, ci ha fatto sognare un po', ci ha dato una nuova ondata di speranza, ma anche ci ha riportato con i piedi vicino alla polvere facendoci vivere una storia che è il fantasma che tutti insegue in questi giorni.
Tutti?! Insomma, volevo dire tutti quelli che non rubano la pasta nei minimarket, non spacciano, non appaltano, non grattano e vincono, non hanno messo in piedi attività redditizie di ogni genere, non ereditano, non prendono pensioni parlamentari o da generali di qualunque corpo d'armata oppure non vivono da soli, ma a casa con mamma. Papà è andato via da un pezzo.
Alla fine la povertà, se non addirittura la fame, è lo spettro di una realtà abbastanza diffusa tra gli italiani. Per alcuni c'è questa maledetta ma indispensabile pensione che non basta mai, questi figli che non guadagnano abbastanza per provvedere ai loro vecchi e alla fine questi nipoti che sanno solo chiedere e a nulla rinunciano.
Ma tra una italianissima chiappa da miss e un funerale internazionale, un goal della Roma e uno della Fiorentina, una pernacchia a destra e una a sinistra, il mio personale vaffanculo va all'amministrazione capitolina. Ripeto, a Roma vivo e per Roma soffro. Nel senso che andando in giro, mi sento male. Sono trent'anni che mi chiedo, ma ogni volta che ci sono da fare dei buchi (come se già non ce ne fossero abbastanza) ma sempre tutti insieme li dovete fare? Dice, perchè così in pochi mesi, tutto si sistema.
Sarà, ma qui ognuno apre e chiude ogni 40 giorni lo stesso tratto di strada.
Sono anni che si lavora per queste strade e queste fognature, ma non si risolve mai nulla.
L'insoddisfazione è latente per tanti motivi, ma in modo drastico perchè i disagi sono ai massimi livelli: inquinamento acustico, traffico, posteggi, polvere come non avevo mai visto in questi quattro anni che ho vissuto nel quartiere dove sono venuto ad abitare.
Inverno 2003. Mi alzavo con il cinguettare degli uccellini e a volte mi svegliavo per il troppo silenzio. Dal 2006 mi alzo con il rumore delle ruspe e mi sveglio perchè tutti i cani del quartiere abbaiano quando alle 6 arrivano gli operai.

I CAMPI NOMADI A ROMAEppure in questo quartiere di periferia il grave problema è un altro: aumentano i nomadi. Io vivo all'Alessandrino e questa è una realtà che mi coinvolge quotidianamente. I nomadi, che come dice il loro stesso nome, dovrebbero stare fermi in un posto per poco tempo, invece stanziano. Prolificano. Invadono.
Forse ancora li chiamiamo nomadi perchè non sai mai come acchiapparli.
Ma la notizia di oggi sul giornale, mi rincuora, mi dà una nuova ondata di speranza: occupare case non è reato, se sei povero davvero.
"Non sempre occupare case popolari è reato, perché la casa è un bene primario come la vita o la salute. Parola della Corte di Cassazione, che ha sentenziato che non c'è reato se si agisce spinti da un 'reale stato di indigenza'."
Allora, forse, abbiamo risolto il problema delle baraccopoli.

martedì 25 settembre 2007

BISOGNA CAPIRE da DOVE SI VIENE

Disquisivo sull'etica e sulla moralità del popolo italiano nei confronti della propria storia politica assieme ad un mio amico, l'antico Geometra.
Molte sono le cose di cui parliamo, ma in particolare mi fa gioco che un articolo di stamattina dica le stesse cose che diceva lui ieri: alla Repubblica fondata sul lavoro si è cercato di sostituire una Repubblica fondata sul mercato.
Nel suo editoriale, Francesco Barbagallo, su EpolisRoma di oggi, aggiungeva
che negli anni '40 e '50 l'Italia è stata squassata da conflitti sociali e politici durissimi, ma ha proceduto speditamente sulla strada dello sviluppo economico e del progresso civile.
L'antico Geometra mi raccontava di quando l'Italia si affacciava alla rinascita dopo la guerra. Ci domandavamo, retoricamente, ma come siamo arrivati alla perdita dei valori, oggi, così forte e quasi totale? Tutto parte dal frigorifero, è stata la sua risposta.
Negli anni '50 quando comprarsi la carne o il pesce era davvero un lusso, arrivò sul mercato italiano il frigorifero e divenne ben presto indispensabile per ogni massaia con un meccanismo pubblicitario molto semplice, un passaparola popolare: ancora non hai il frigo?
Ma davvero la classe povera e non ancora medio borghese dell'epoca aveva necessità di un frigo in casa?
Indovinate chi produceva questi cassoni ingombranti e rumorosi? FIAT.
Poi negli anni '60 arriva l'automobile.
Gli operai e gli impiegati scoprono le cambiali, antica forma di mutuo rateizzato, e cominciano a comprare di tutto. Anche l'auto.
Ancora non hai l'automobile? Le grandi città aumentano le distanze tra le case, tra gli uffici e le strade sono impraticabili, allora più di oggi. E allora, papà compra la macchina. 600.000 lire contro 34.000 di stipendio medio.
Indovinate chi produceva le automobili popolari? FIAT.
Ma l'Italia del boom economico ride. E pure i politici che stringono la mano e l'occhiolino alla famiglia Agnelli. Anche perchè avevamo la rete autostradale più sviluppata d'Europa, insieme alla Germania. Ci volevano le automobili per riempirle.
E ancora, negli anni '70, anni del boom del transistor e del micro, ecco il dilagare delle autoradio.
Ancora non hai lautoradio? Qualcuno sicuramente se le ricorda le prime autoradio, le AUTOVOX. Quei cosi ingombranti e pesanti da portarsi dietro. Costosissimi, che tutti i tossici dell'epoca rubavano per una dose. Ma non potevamo rinunciare a sentire la musica in automobile. Proprio non si poteva.
E così via. Negli anni '80 era l'epoca che tutti dovevano avere un pc.
Negli anni '90 è stata la volta del televisore piatto e internet veloce.
La parola d'ordine è stata sempre e solo quella, l'infantile ma ancora non te lo sei comprato?
Francesco Barbagallo conclude il suo editoriale con una considerazione che chiude anche il discorso tra me e l'antico Geometra.
[Dagli anni 50 fino alla metà degli anni 80 - questo lo aggiungo io] la classe dirigente, nel suo insieme, ha espresso una forte responsabilità nazionale e una adeguata capacità di direzione politica. Oggi non si può dire lo stesso.
Il paese e la sua classe dirigente sono precipitati a un livello molto basso. Il danaro, il potere e l'esposizione narcisistica sono diventati gli obiettivi principali, che accomunano le aspirazioni di governanti e governati. Qualsiasi traccia di morale è stata espunta dai comportamenti diffusi nel paese, a partire dalle classi dirigenti. Una classe politica che abbonda di pregiudicati e inquisiti per corruzione e altri gravi reati non può che affannarsi a cancellare la memoria di Berlinguer, che osò denunciare la questione morale in un paese amorale. E allora dove si va?
Nella mia ignoranza ho sempre riposto a questo tipo di domande in un modo solo: bisogna capire da dove si viene. La nostra coscienza e la nostra storia non possono scindersi. Possiamo prendere posizione, ma non possimo disconoscere la realtà delle nostre origini. Siano esse sociali, storiche o politiche.

SCUSI, ho saputo di un appartamento in vendita.

L’Italia è in crisi.
Lo so, non è un incipit eclatante. Non è una novità, però non mi va di abituarmi al pensiero.
Invece, per me, è notizia recente che i mutui sono un problema più grande di quello che pensiamo.
Ieri sul giornale c’era questa considerazione: quando qualche anno fa è sembrato che fosse un’opportunità irrinunciabile accendere un mutuo a tassi bassissimi, ci siamo indebitati per centinaia di migliaia di euro procapite. Abbiamo comprato case, macchinoni e vacanze impossibili. A tasso variabile, che anche a me avevano fatto capire quanto fosse conveniente, impossibile che diventasse un meccanismo perverso.
A meno di improbabili ricadute del mercato.
E invece!
Invece è successo.
Eugenio Benetazzo, operatore di borsa indipendente e trader professionista, afferma che se chi avesse contratto un mutuo nel 2003 l’avesse fatto a tasso fisso avrebbe fatto l’affare della sua vita. Ma la maggiorparte dei prestiti-casa sono stati erogati a tassi variabili. La cui risalita, lenta ma costante, ha portato alla situazione attuale: sofferenza; rate altissime; situazioni di disagio sociale. Chi ha dei soldi, anche pochi, li risparmi. Il tempo per auto di lusso, vestiti, viaggi a rate è finito.
[Epolis – 24.09.2007]
Eppure, ancora, c'è una realtà che pare inattaccabile dagli eventi: il mattone.
Il mattone è un investimento sicuro. Per chi vende, quantomeno. E siccome di compratori ce ne sono, mutuati o no, cresce anche il numero di operatori del settore immobiliare.
E parte della loro formazione è incentrata su una tecnica mista, imprescindibile dal loro successo: la tenacia con fantasia. Ecco quindi questi ragazzi diventare suonatori ambulanti di citofoni in cerca di appartamenti da far vendere. Non volgio polemizzare, ma raccontarvi di quella che è loro la tecnica.
Ammiro
la fantasia di queste persone.
Già perché la questione, per gli agenti immobiliari, non è più capire se davvero nel palazzo ci sia o no un appartamento in vendita, quanto intuire se la persona interpellata sia interessata ad un acquisto. Poi se davvero c’è un appartamento in vendita, tanto meglio. Ma, al trillo del citofono, mai rispondere con aria curiosa al loro inquisire, è la fine! Perché non sono da soli…
Certo, sono felice che tanti ragazzi abbiano un lavoro e la possibilità di una formazione. Ma non lo sono altrettanto quando vedo, ogni volta che un titolare di agenzia immobiliare forma dieci venditori, che poco dopo spuntano quattro o cinque agenzie concorrenti dove sono proprio alcuni di quei ragazzi a far da titolare. Va bene avere ambizione, ma noi?
Con questo meccanismo, da poche gocce sul quartiere arriva una pioggia insistente. Esponenziale.
Solo intorno a casa mia, oltre ai sei ipermercati, ci sono anche nove agenzie immobiliari. Ad oggi.
E ad oggi ne ho sentite tante di scuse per provare ad entrare nel palazzo e chiedere di poter fare una valutazione gratuita dell’immobile.
Giusto per informazione storico-geografica dovete sapere (vantaggio/svantaggio di questi mesi) che qui vicino sbucherà una delle fermate della nuova metropolitana C che renderà più fluido il trasporto sotterraneo di passeggeri ma che per il momento ha mezzo paralizzato la città e la sua economia.

Riflussi e ricordi storici mi tornano alla mente a proposito della Metro A.
Piccola disquisizione. Quella che oggi è la Metro B, a Roma, esisteva già prima della Metro A.
Ad ogni modo questa nuova è la C, comunque la si metta.

Tornando all’argomento, in questo quartiere, ormai da parecchi mesi, è tutto un lucidare, lustrare, rimodernare facciate ed interni di palazzine abusive ormai condonate in vista della grande svendita immobiliare che ci sarà tra qualche anno. Ora non sto qui a racimolar pensieri e considerazioni sul perché e sul come di tutto questo affaccendarsi, anche se ne varrebbe la pena e lo farò in un prossimo futuro, ma della frustrante incapacità di porre fine allo stillicidio di citofonate e telefonate.
Già, perché oltre al suola e tacchi, l’agente dispone anche di un altro mezzo: il telefono.
E’ stato bellissimo quando una mattina di qualche settimana fa, una voce femminile, al telefono, appunto, mi chiede informazioni sul mio appartamento in vendita. Io all’inizio penso, con terrore, ad uno scherzo del destino: qualcuno ha messo in vendita un appartamento su Porta Portese ed ha sbagliato una cifra del numero di telefono. Controllo il calendario, è venerdì. Già mi scendono le lacrime pensando alle centinaia di telefonate che riceverò.
Ma poi, senza fatica, capisco che non devo preoccuparmi.
“No, signorina, mi spiace, ma questo appartamento non è in vendita. Magari ha sbagliato numero.”
“No. No. È proprio il suo. Però, allora, mi scusi lei, forse è nella palazzina che è in vendita qualche altro appartamento?”
DING! La lampadina dello special si è accesa.
Ripeto, ammiro la fantasia e la tenacia di questi ragazzi.
Ma da quando passo un po’ più di tempo in casa, la elogio un po’ meno.

domenica 23 settembre 2007

CERTI CANI e CERTI PADRONI

Intanto mi va di premettere - dato il titolo del post - che definire padroni quella categoria di persone che decidono, più o meno spontaneamente, di accudire un cane per tutta la loro vita, mi sembra iniquo.
Li definirei, piuttosto, accompagnatori.
Quindi, certi cani e certi loro accompagnatori, non hanno ben chiaro il ruolo che hanno tra di loro.
Infatti, per quanto la scienza ci ha dimostrato in più modi l'incredibile intelligenza canina, non attribuisco a questa razza la capacità e il dovere di insegnare le buone maniere a chi si accompagna con loro.
Mi sforzo di immaginare uno scenario quotidiano e urbano, dove nel loro passeggiare, il cane tira il guinzaglio che il suo accompagnatore tiene ben saldo. Ad un certo punto Ulisse - questo è il nome del cane - che tira a più non posso per arrivare fino all'aiuola desiderata, non ce la fa più la molla prima del dovuto. A quel punto, ve lo immaginate voi Ulisse che si gira e dice a Giorgio - questo è il nome dell'accompagnatore - di prendere il sacchetto apposito e raccogliere la malefatta?
"Giorgio, dai, non diniegare. Orsù, non sta bene che quella cosa enorme debba essere lasciata in terra. Raccoglila e vedrai che poi ti sentirai meglio." detto ciò sfodera un bel sorriso canino.
Purtroppo, la questione della buona educazione è in mano alla nostra intelligenza e al nostro rispetto che riusciamo ad immaginare per gli altri. Che gli altri dovrebbero a noi.
Armonia non è una parola inventata da qualche scrittore di fantascienza.
Ma Giorgio pensa che di merda ce n'è tanta ar monno! Mo' sta a vède che proprio a mia dà fastidio.
Mammagari ce mettesse sopra'n piede uno di quei #*@@*** di ministri der *à##o...


Malgrado le buone intenzioni di Giorgio, la maggiorparte delle volte siamo noi comuni proletari che spargiamo l'altrui frutto di coatti pasti donati da coatti accompagnatori lungo la strada, financo, a volte, nelle nostre magioni.
Comunque, a favore di Giorgio e di Ulisse e di tutti quegli accompagnatori romani (a Roma abito e quindi per il momento ho interesse tutti quelli che già non lo fanno, incomincino) metto a disposizione un bel foglio informativo dei luoghi liberi dove poter far scorrazzare liberi e felici i loro amici a quattro zampe. E inoltre, per la nostra tranquillità, anche e defecare (sempre muniti di appositi sacchetti).




Passeggiate Verdi per i cani
In ogni circoscrizione di Roma c’e' un’area verde dedicata al migliore amico dell’uomo, all’interno della quale i cani possono liberamente correre e giocare senza guinzaglio e museruola. In queste zone il proprietario dovra' aver cura di rimuovere gli escrementi e gettarli negli appositi cassonetti dislocati all’interno delle aree verdi.Ricordiamo ai proprietari di cani che al di fuori di queste aree dedicate, i cani devono sempre essere condotti al guinzaglio.

Aree Verdi per i cani:
- I Circoscrizione: Circo Massimo.
- II Circoscrizione: Villa Borghese in viale del Giardino Zoologico e nella Valle dei Cani.
- II Circoscrizione: Villa Ada (Monte Antenne in Via Ponte Salario)
- II Circoscrizione: Via Panama
- III Circoscrizione: Villa Narducci (Via di Villa Narducci)
- IV Circoscrizione: Via Val d’Arno
- V Circoscrizione: Parco Petroselli (Via Nomentana angolo Via Kant)
- VI Circoscrizione: Villa Gordiani - (Largo Irpinia)
- VII Circoscrizione: Tor Bellamonaca (Via S. Rita da Cascia)
- IX Circoscrizione: Viale Metronio
- IX Circoscrizione: Villa Fiorelli
- X Circoscrizione: Parco degli Acquedotti (Via Lemonia)
- XI Circoscrizione: Via Giovannipoli
- XI Circoscrizione: Via Leonori
- XII Circoscrizione: Parco Campagna di Spinaceto
- XIII Circoscrizione: Acilia (Via Molteni)
- XV Circoscrizione: Villa Bonelli (Via Montalcini)
- XVI Circoscrizione: Villa Pamphili (Via Leone XIII)
- XVI Circoscrizione: Mura Gianicolensi (Largo Berchet)
- XVII Circoscrizione: Parco della Vittoria
- XVIII Circoscrizione: Villa Carpegna (Circonvallazione Aurelia)
- XIX Circoscrizione: Parco del Pineto (Via della Pineta Sacchetti)
- XX Circoscrizione: Colli della Farnesina (Via dell’Alpinismo)
- XX Circoscrizione: Parco di Grottarossa

Operazione Marciapiedi Puliti
Per quanto questa è un'ordinanaza un po' datata, è comunque quella in vigore ancora adesso.
Non spetta a me ricalcolare le cifre espresse in lire, ma in sostanza qualcosa, all'occorrenza dovrà essere pagata.

Forse non tutti sanno che i proprietari di cani hanno il dovere di rimuovere gli escrementi nel rispetto dell’igiene dei luoghi pubblici in osservanza dell’ordinanza N° 220 del 15-03-1994 voluta dal Sindaco di Roma.
Le zone in cui e' obbligatorio rimuovere gli escrementi sono i marciapiedi, le carreggiate delle strade e lungo un raggio 100 metri intorno ad aree attrezzate per i bambini.
La mancata osservanza a tale ordinanza comporta una multa fino a 200.000 Lire, comminata dai Vigili del Fuoco e dagli agenti dell’Azienda Municipale Ambiente (AMA).

[fonte originale dei dati]


Un plauso a tutte quelle persone che collaborano a ritardare la grande ondata.
Sono sicuro che ci sarà quanto prima, ma avrei piacere di organnizzarmi e allenarmi al meglio che posso, prima che arrivi.

sabato 22 settembre 2007

CI VUOLE QUALCOSA di ALTERNATIVO

Oggi è sabato. E la festa del villaggio sta per iniziare.
Sempre alla ricerca di cose nuove e di esperienze allo stesso tempo che possano completare il mio io e la mia ricerca di felicità, oggi faccio qualcosa di eccitante: vado a prendere mia madre per andare dalla sorella. Mia zia.
E portiamo le pastarelle!
Ragazzi, quando l'ho saputo quasi mi sono commosso.

Le pastarelle.....

Erano eoni che non le sentivo nominare. Il pensiero di noi che entriamo in casa con il vassoio coperto dalla carta ancora legata dal nastro giallo, o blu. I colori sono quelli. A volte è argentato, ma è molto raro. Nei ricordi della mia infanzia, il vassoio di pastarelle era coperto da una carta verde, con i disegni argentati, oppure bianca con le scritte blu. E il nastro col fiocco che quando si scioglieva apriva le porte di un mondo fantastico di odori e magia.
Perchè crescendo si va costantemente alla ricerca di qualcosa di alternativo?
Certo mamma e papà, con tutti gli zii, poi, che rottura di grandi balle... che smarronamento sdrucciolevole di coglioni! Ci vuole qualcosa di alternativo.
E così, soffermandomi a ripensare a quegli anni vissuti intorno ad un muretto, dove tutti si eccitavano all'idea di passare la domenica lontano dai parenti, mi viene in mente che poi, alla fine, rimanevamo quasi sempre intorno a quel muretto.
Ci hanno fatto pure una serie di telefilm... ricordate.
E ci siamo scordati delle pastarelle.

Diceva Renzo Arbore (non a proposito delle paste, ma ci sta benissimo come sostegno alla mia dissertazione) meditate, gente, meditate....

venerdì 21 settembre 2007

THE OTHERS

In Italia viviamo una situazione in cui, nelle ultime elezioni per il Parlamento, metà esatta dell'elettorato ha votato il centrodestra e metà il centrosinistra, ossia due modelli antitetici di gestione della cosa pubblica. Ora, aldilà delle pretese di ciascuna parte, c'è bisogno di un modello nuovo, che superi la paralisi di questi anni, che metta al centro gli interessi complessivi e non solo di una parte. Che metta al centro la ricostruzione di un'etica del rispetto civile che sembra ormai dimenticata.

Nella vita dobbiamo comportarci come si deve. Come per le cose della vita, tutte devono avere coerenza e disciplina. Se in casa siamo ordinati e puliti, perchè allora per la strada ci comportiamo in modo diverso? Trattiamo la città, la nostra casa comune, come una discarica. Ma pretendiamo rispetto e ordine.
Dimostriamo di essere capaci di una superiorità di intenti e di una civiltà del rispetto.
La politica - e i politici - dovranno agire di conseguenza. Perchè la res publica siamo noi.

Allo stesso modo la tolleranza fa parte di un'educazione e di una cultura che non ci appartengono più. Sarebbe ridondante dire che i modelli di una volta sono spariti e che quelli che li hanno sostituiti fanno rabbrividire, però è così.
Ora mi piacerebbe riuscire ad inventare parole e frasi nuove per catturare l'attenzione e portare la mente verso ragionamenti più complessi ma anche più solidi, ma non posso. Le parole migliori sono proprio quelle che sembrano vecchie, obsolete e ridondanti.
Ed è pur vero che dovremmo chiaccherare di meno, bloggare di meno, messaggiare di meno e parlarci di più. Sfogarci, arrabbiarci, capirci, aggregarci e far sentire la nostra corale voce.
Non dobbiamo continuare ad essere una statistica di percentuale di usufruitori. Beppe Grillo e tutti quelli che usano il blog a quel modo stanno cercando di farci capire che la dialettica è costruttiva.
I famigerati politici che aprono i blog e poi li chiudono dimostrano due cose: l'incapacità di comunicare con tutti ma anche l'impossibilità di ascoltare tutti.
Per questo eleggiamo dei rappresentanti. Perchè loro parlino a nome nostro al mondo e alla nostra gente. E non è Beppe Grillo il nostro rappresentante. Lo stimo, è un uomo intelligente e sagace ma non vorrei mai che mi rappresentasse. Un comico! ma fatemi il piacere. Che di gente brava ce nè a palate in questo paese che puzza di merda ma non per colpa di tutti.
Loro, quando sento dire ancora "loro" come se fossero alieni mi viene da pensare: come ci sono diventati "loro"?
The others, in Lost è un eufemismo per indicare i nemici invisibili ma che quando si rivelano restano "the others" perchè ora che li vediamo restano però incomprensibili nelle loro azioni e nel loro modo di ragionare.
Insomma, se dovessimo passare dall'altra parte, non diventiamo come "loro". Cerchiamo di restare noi e parlare tra di noi.
Un mio amico ha cominciato ad interessarsi di politica e si presenterà candidato alle prossime elezioni.
Sono curioso di vedere se avverrà quella trasformazione, nel caso riuscisse a farsi eleggere. E sapere a quel punto anche perchè.
Vi terrò informati.

Nel frattempo il V-day ci ha insegnato una cosa. Spero che l'abbiano capita anche "loro" a discapito di quanto affermano ai vari giornalisti. Ormai siamo tutti uniti, la destra e la sinistra, in un'unica mano di Dio che colpirà con rabbia, con indignazione, con violenza quella dannata casta di uomini.

Alcune frasi sono state prese dal giornale E-Polis di oggi, come spunto per le mie considerazioni.
Ringrazio A. Cipriani, F. Cortese, C. Gallus e V. Devoto per questo e per la loro quotidiana presenza.

MERDA [una poesia quasi bucolica]

Merda!
vo gridando ai quattro venti per la città
corrotta in parte anche dai cani impuri
e corrosa da liquami oscuri.
Marciapiedi senza più catrame
ma solo carta, buche e tanto letame
che i nostri agili piedi scansano con agilità.

Merda!
vo imprecando per la campagna ed i suoi campi
dove le mucche, i tori, le capre e i cavalli
disseminano di escrementi piane e valli.
Ma neanche più il pio bove è tanto bono
- traditore - ché mentre rumina ci ruba l'ozono
gli prendessero agli stomaci i santi crampi.

Merda!
vo la parola sublimando, in viso scuro,
mentre leggo sconfortato le notizie sul giornale
che mi racconta impotente il dilagare del male.
Tra quelle colonne scritte con tanta dovizia
ormai non scorgo più neanche l'ombra della giustizia
che di lì passò, ne son sicuro. Ve lo giuro!

Merda!
vo urlando in un suono muto
alla gente che mi sta intorno
cercando di scindere la notte dal giorno.
Capite! Solo alla morte non c'è scampo,
mentre la vita scorre e passa in un lampo
e dobbiamo viver al meglio ogni minuto.

SURF - Sono Un Ragazzo Fortunato

E' d'obbligo una premessa: sono un ragazzo fortunato.
E' d'obbligo una considerazione tangente: c'è tanta merda in giro.
Ma per fortuna vivo in un paese solare, in una città dove piove poco e quando lo fa infatti tutto si blocca. Sono circondato da ipermercati (intorno a casa mia ce ne sono sei) e mangio tutti i giorni, forse anche troppo. Ho quattro cellulari, una casa e un'automobile ma non guadagno abbastanza per ricaricare, per aggiustare e per mettere benzina spesso.
Dimenticavo, ho anche una moglie. E questa è una di quelle cose che mi rendono felice ogni mattina. Sono felicemente sposato. Da due anni, quindi per ora è così; evitiamo facili battute.
Certo, ultimamente, stentiamo un po' a campare, ma mi sto dando da fare, assieme a tanti altri, per migliorare le cose. Perchè le cose vanno migliorate.
L'abbiamo dimostrato in migliaia, l'altro giorno. Ma non basta un vaffanculo corale in un giorno qualunque della pazzesca vita che conduciamo. Ce ne vorrebbero tanti altri.
Basterebbe che cinquemila al giorno, a turno, andassero da chi di dovere e lo ricordassero.
Perchè ci stiamo lamentando a causa loro e lamentarsi va bene. Ma poi chi è che nel tempo fa finta di accontentarsi di quello che ottiene? Io dico: accontentarsi no.
Ad esempio: chi lavora potrebbe pur dire che intanto un lavoro ce l'ha. Ma cosa sta costruendo, che professionalità potrà rivendere se ogni sei mesi lo licenziano e i corsi di formazione non esistono se non a sue spese?
Ecco, avere degli obiettivi, è necessario e la cosa non deve essere vista come un miraggio. Voler migliorare va bene. Per alcuni datori di lavoro sembra che chiediamo la luna, forse perchè i sindacati fino a d oggi hanno preteso senza ricambiare.
Un po' come telefono azzurro, nato per proteggere i bambini dagli abusi. E oggi ci ritroviamo masse di genitori che corrono dallo psicologo perchè non sanno più come gestire il bambino, non potendolo toccare, guardare, sgridare, rimproverare, minacciare, castigare.
Quello che ci resta di più prezioso, in tutto questo caos, è avere tempo per sè stessi.
Però, abusare della pazienza altrui, no. In qualche modo dobbiamo restare disponibili per chi ci sta intorno. E se la regola vale per me, vale anche per gli altri.
Armonia non è una parola così difficile da capire.

Ribadisco, c'è tanta merda in giro.
E allora, anche io voglio dare la mia... cioè, scusate, dire la mia e (evviva!) lo posso fare.
Senza il benestare di Grillo o il permesso di Prodi e nessuna "i" concessa dal governo Berlusconi.
Lo posso fare perchè me lo posso permettere e perchè nell'imperante disservizio di tutte le compagnie telefoniche, qui, a Roma, non ci manca nulla.
Anzi, ce n'è talmente tanto che lo sprechiamo pure.

Guardando al resto del mondo - e qui ce n'è tanto - penso che sono fortunato. Siamo ragazzi fortunati, noi di borgata o pariolini, noi romanitaliani, che ci lamentiamo ma non scappiamo. Siamo fortunati perchè se molta parte di mondo viene a stare qui da noi (anche, qui da noi) un motivo ci sarà.
Noi restiamo. Chi a casa con mamma, chi a vivere da solo, chi in affitto e chi propietario, restiamo fermi sulla nostra sedia al bar dove tutti i giorni andiamo a borbottare.
Ma io (come tanti di voi) un'alternativa ce l'ho. Ce l'ho sempre avuta. Possiamo partire e andare a dare la nostra vitalità, fantasia, potenzialità, entusiasmo, professionalità, altruismo e le altre capacità manageriali all'estero, dove verrebbero apprezzate sicuramente di più. E dove lottare, il più delle volte, porta dei risultati.
Però, possiamo restare e dire la nostra. Come Beppe Grillo. Come Roberto Saviano. Come molti altri che ci provano e a volte ci riescono. Abbiamo la possibilità di dare voce alle parole. Sapendo benissimo che chi sta ad ascoltare sono sempre gli stessi. Ma dobbiamo sperare di allargare il giro. Dobbiamo provarci.
Dipende sempre da che dici e con chi parli se poi rischi qualcosa, ma questa è lezione di vita. Vale ovunque e per chiunque. Questa è lezione di vita, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a ballare.
O a sollevare polvere e ondate di merda.
Possiamo decidere di rischiare se sollevarne un po', tanta o tutta.
La merda è tanta, in giro per il mondo. Non c'è che da scegliere.
Per questo sono qui con la mia tavola ad aspettare la grande onda. Quando arriverà, la cavalcherò senza esitazione e arriverò esultante alla fine della sfida.
E voi siete pronti?

SURF!