sabato 30 gennaio 2010

2008, 2009 e 2010

Il 2008 è stato l'anno tondo.
Chiamato così perchè tutto era rotolato con una certa leggerezza verso un surreale benessere. Provenendo da un 2007 di cacca, dove nulla funzionava, il 2008 sembrava promettere proprio verso la fine che il successivo anno non avrebbe presentato grossi problemi.

Il 2009 era quindi, di conseguenza, l'anno circolare.
L'avevo chiamato così perchè tutto sembrava stesse circolando con un moto sinuoso e costante verso soluzioni che potevano diventare le basi per un futuro meno incerto.
E per fortuna che le cose circolavano, perchè dal 13 gennaio ne ho avuto davvero bisogno. Circolando meglio che poteva, il sangue affluiva al cervello e poi in tutto il mio corpo fino a ridarmi la vita che sembrava persa in un sogno comatoso durato 23 giorni e che poi è finito bene.
Così in tutto il 2009 è circolato attorno a me un senso di ripresa della mia sfera intima in contrasto col senso di paralisi del genere umano: crolli economici, crolli sociali, crolli fisici e terremoti, devastazioni, governi ladri, Berlusconi e Veltroni.
Alla fine anche il 2009 è passato.
Anche lui verso la fine regalando un senso di ripresa e benessere personale quasi insperati.

Il 2010 quindi sarà l'anno quadrato.
Sarà l'anno chiamato così perchè le cose dovranno essere esattamente quelle che sono, senza dubbi. Senza angoli smussati. Dovrà rispondere a una serie di domande lasciate in sospeso negli anni passati, e le risposte dovranno far quadrare i conti che sembrano non tornare mai.
Per quanto continua un certo senso di disagio sopravvivere dentro una vita che profuma di morte, ogni giorno.

sabato 23 gennaio 2010

Romani

Io sono romano. Anzi, io so' romano. E so' orgojoso de esselo. Drento de me scorre impetuoso il sacro sangue trasteverino. Il fiume che vide nasce Roma e che oggi passa in mezzo a 'na metropoli immensa. Disordinata. Caotica.
Ma numme scordo da dove provengo. I romani se so' ammischiati co' tutti li popoli ch'anno incontrato, senza fermasse. I romani, s'allargano ma nun se fermano. E così so'arrivati ai margini der mondo, ai confini della loro realtà. E come eredità c'hanno lasciato er senso de quella evoluzione: m'allargo ma non me fermo, a costo de sfiorà i confini della realtà.
Er romano de oggi che cammina sulle strisce pedonali, lo sa benissimo, jelo dicon li geni de'i suoi avi: er romano che te viè incontro, s'allarga ma nun se ferma. Lo sa bene er romano de oggi al volante de'la macchina sua, moderno carro da guerra e non semplice mezzo di trasporto, supero i confini della realtà, del buon senso, della ragione, ma nummefermo! E la corsia opposta diventa il territorio da conquistare e chi ci abita resta il barbaro popolo da sconfiggere.
Lo sa bene il moderno romano che percorre la sua corsia senza fretta. E' la sua corsia e lui ce po' ffà quello che je pare. Il bello de esse romani moderni è che un po' sei il conquistatore, l'invasore, l'eroe e un po' sei il barbaro abitante di luoghi a lui non più riservati, cche deve piegarsi alla ferocia dell'invasore.
E in mezzo, l'uomo comune. Il momentaneo coniglio immobile, affascinato dall'assistere all'evento imponderabile, estasiato dal partecipare involontariamente allo scavalcare i limiti dell'impossibile in quei pochi attimi che restano alla sua vita.
E poi, il miracolo. Divino o no,ma miracolo.
L'invasore scansa l'uomo ed evita per un pelo il barbaro. Ma tutti, simultaneamente e per merito dell'evento, diventano indivisibilmente “A stronzo!” in un coro così sincrono che gli angeli per un attimo smettono di fare le loro faccende.
E' da qui che è partita la civiltà romana: tutti i popoli, indistintamente, sotto l'egida del vessillo del senato, diventavano indissolubilmente romani. O stronzi.
Ma io sono fiero di essere cittadino di questa grande metropoli, per la grande fortuna che ho avuto di nascere in un luogo dove piove poco, fa quasi sempre una temperatura mite e d'estate sono vicino al mare.
Peccato che ovunque sia pieno di romani.