Anzi, è stata la grande forza dell'umanità, la grande eredità che ci siamo tramandati di generazione in generazione: la memoria degli eventi.
Nomi e cognomi.
Così, nel mio piccolo, provo a tracciare anche il mio solco di memoria.
Oggi parlo di politica e di economia. Parlo di un luogo che non ho frequentato perchè non ho voluto, non perchè non ho potuto. Ma allora come oggi, gli atenei erano ricercati per poter avere una base culturale da cui partire ed un attestato di frequenza che dichiarasse che ci si era andati davvero. Perchè da sempre (da trent'anni per quel che mi riguarda) l'università La Sapienza a Roma è stata scarsina di dotazioni di laboratorio.
Perchè l'universitario italiano della mia generazione non ha una precisa coscienza del valore della ricerca e della sperimentazione di laboratorio.
Non ha mai visto un laboratorio!
E lo dico con una certa cognizione: mio padre era un docente, ricercatore e luminare.
Le mie prime corse in bicicletta, con le rotelline di dietro, le ho fatte nei viali dell'università.
Anche mio padre si lamentava del fatto che i fondi fossero sempre pochi, mal distribuiti e mal spesi.
Anche a quei tempi la ricchezza di alcuni docenti non era nella memoria e nella gloria che i posteri avrebbero potuto attribuire al suo nome, ma nella vastità dei saloni delle loro case al centro storico, addobbati possibilmente di opere d'arte di estimabile valore.
Corruzione ed idiozia vann di pari passo, questa è la memoria che gli avi ci hanno lasciato.
Ma a scuola pochi studiano e molti lo fanno svogliatamente, quindi non imparano e quindi perpetrano e perpetuano movimenti che sono già stati compiuti.
Dal momento che chi ha il potere oggi, lo ha conquistato grazie all'ignoranza che dilaga e regna sul territorio, quelle stesse persone sanno bene che valore abbia la scarsità di istruzione superiore.
Forse è questa la visione prospettica che i ministri dell'attuale governo hanno ben chiara: il popolo deve rimanere popolo, che al resto ci penseranno i figli del potere.
Così, l'ultimo accessorio tecnologico posato sul mio tavolo Ikea mi ricorda che le cose inutili hanno sempre il sopravvento sulle cose necessarie. Ma forse mi sbaglio.
Aspetto fiducioso. Non sono credente e non dò speranze di sopravvivenza all'umanità, ma aspetto che qualcosa di troppo esilarante accada, qualcosa da non poter fare a meno di riprendere con un cellulare per inviarlo su YouTube ad un mondo morente che non capirà cosa sta guardando.
Senza ricerca scientifica viene meno lo sviluppo di un paese e si aggrava la crisi economica», ha di recente affermato il premio Nobel Mario Capecchi.A ben pensarci, il nostro Napoleone nazionale, guida le sue truppe con una strategia incredibilmente palese eppure così sfuggente. Ora crea i presupposti per una grande disoccupazione, sopratutto di personale specializzato. Poi, alle prossime elezioni, prometterà milioni di posti di lavoro.
Ma il ministro Tremonti “mani di forbice” non ci sta e ha confezionato un decreto legge che massacrerà ricerca e università pubbliche, con tagli pesanti e indiscriminati. Per tappare il buco di denaro creato dalla populistica abolizione dell’Ici e dal salvataggio dell’Alitalia, Tremonti saccheggia le tasche già mezze vuote delle Università.
Tagli drastici ai fondi per il funzionamento e per la ricerca, forte limitazione delle assunzioni, riduzione degli scatti stipendiali e privatizzazioni insensate: si tratta di misure che causeranno la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera di giovani e meno giovani. Anche grazie all’incremento delle ore dedicate dai docenti alla didattica, l’università si trasformerà in uno pseudo-liceo, contenitore di didattica, povera e minimale, esamificio da cui la ricerca scientifica sarà espulsa, come un corpo estraneo.
Le scellerate misure di Tremonti costringeranno, inoltre, gli atenei a triplicare le tasse d’iscrizione per rastrellare fondi necessari alla sopravvivenza. Il buon senso avrebbe suggerito di tagliare le sacche d’improduttività grazie ad una seria valutazione, ma Tremonti non colpisce fannulloni e nepotisti, non pota rami secchi, preferisce penalizzare la parte migliore degli Atenei, quella che lavora, produce e studia. Al tempo stesso, elargisce finanziamenti ad personam ai centri “d’eccellenza” privati da lui stesso istituiti.
Si tratta di una reale emergenza, il più violento e rozzo attacco mai sferrato contro la cultura, l’università e la ricerca pubblica nel nostro paese dal dopoguerra in poi. Un attacco che ha generato un malcontento dilagante: da Torino a Cagliari, da Firenze a Napoli, da Bologna all’Aquila, da Milano a Roma, da Venezia a Palermo, docenti, personale tecnico-amministrativo e precari organizzano assemblee e minacciano di bloccare l’apertura del prossimo anno accademico. Si penalizzeranno gli studenti?
Saranno penalizzati comunque dall’aumento delle tasse universitarie e da servizi sempre più scadenti.
Si preannuncia un autunno davvero bollente, Tremonti ci pensi bene.
Patrizio Dimitri
Docente di Genetica all'Università La Sapienza - Roma
EPOLIS - 17 luglio 2008
Un genio!
Aspettiamo a vedere, due saranno le soluzioni. Solo due: o l'alloro o gli schiaffi.
Nessun duce porta mai del bene al proprio popolo. MAI!
Spero che la memoria storica prenda il sopravvento alle fiction, nei prossimi anni. Spero che essere costretti tutti a pagare il canone dovendo mostrare l'impronta del proprio pollice, scoraggi milioni di persone a continuare a guardare nella scatola.
Armonia non è un concetto filosofico astruso, è una condizione di vita probabile.
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